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PNNR E FONDI EUROPEI TRA OPPORTUNITÀ E CRITICITÀ


In questo nuovo e importante approfondimento analizziamo nel dettaglio, con l'aiuto di utili link diretti, le opportunità e le criticità dei fondi europei e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.


Sul piatto ci sono 1074,30 miliardi del nuovo QF 2021 – 2027, budget europeo che è finanziato dai Paesi membri ogni 7 anni ed è chiamato MFF - Multiannual Financial framework. Sembra una cifra enorme, ma se suddivisa per il settennio che deve coprire, è chiaro che il budget europeo è più piccolo di quello di alcuni singoli stati, come ad esempio il Belgio, questo perché non può mai superare un certo limite fissato in proporzione al reddito nazionale lordo complessivo degli Stati membri. Il piano emergenziale NGEU vale circa 750 miliardi e per potere usufruire di tali risorse economiche tutti gli Stati Membri entro aprile hanno dovuto presentare alla Commissione Europea i propri Recovery Plan. L’Italia ha proposto alla Commissione il proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che può contare su 221,5 miliardi. Da un lato ci sono 191,5 miliardi coperti con il Recovery Fund vero e proprio (138,5 per nuovi progetti e 53 per sostituire coperture di progetti già in essere), dall’altro i 30,04 del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio in cui dovranno confluire i progetti “esclusi” dal Piano. A questo punto, è opportuno fare una distinzione tra tali fonti di finanziamento che possiamo distinguere tra i fondi europei ed il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).



I FONDI EUROPEI


L’Unione Europea per raggiungere i propri obiettivi strategici e condivisi mette in atto una serie di strumenti finanziari (fondi) che mirano a diversi interventi, il cui fine è di contribuire alla soluzione del problema stesso. Anche per tale motivo che – salvo alcune eccezioni – non abbiamo finanziamenti al 100% ma cofinanziamenti a una percentuale variabile (in genere dal 35% all’80%): non si sta infatti acquisendo un servizio che dovrei pagare al 100% ma offrendo il proprio sostegno a un’azione da intraprendere in comune, un’azione che quindi pago in parte.

Tali tipologie. Di strumenti finanziari vanno gestiti a livello centrale da parte della Commissione Europea – gestione diretta o attraverso un sistema di “responsabilità condivisa“ tra la Commissione Europea e le autorità degli Stati Membri – gestione indiretta.


Fondi europei diretti. Sono gestiti direttamente dalle Direzioni generali della Commissione Europea o dalle Agenzie Nazionali. Sono erogati sotto forma di sovvenzioni (dette grants), ossia contributi economici destinati a specifici progetti collegati alle politiche della C.E. di solito a seguito di un “invito a presentare proposte“ “ call for proposal “ Caratteristiche estremamente importanti di questa tipologia di fondi sono:

- non finanziano opere infrastrutturali;

- le proposte da presentare alla Commissione necessitano della creazione di un partenariato transnazionale e devono possedere un forte valore europeo.


Fondi europei indiretti. Sono rappresentati dai c.d. fondi strutturali e di investimento anche detti fondi SIE.

I Fondi europei indiretti sono finanziati dalla Commissione Europea ma sono gestiti dalle autorità locali nazionali, come i Ministeri (e si parlerà di PON) o regionali ( e si parlerà di POR). Questi fondi hanno l’obiettivo di attuare la “ politica regionale“ o “politica di coesione“ dell’Unione Europea riducendo le disparità economiche, sociali e territoriali tra le varie regioni europee.




ENTI PUBBLICI – Le principali opportunità di finanziamento


La politica di coesione (o regionale) sostiene la coesione economica, sociale e territoriale nelle regioni che possono beneficiare dei finanziamenti.

I Fondi strutturali e di investimento europei raggruppano 5 fondi principali che operano congiuntamente per sostenere lo sviluppo economico in tutti i paesi dell'UE:

  • Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)

  • Fondo sociale europeo (FSE)

  • Fondo di coesione (FC)

  • Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)

  • Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)


Tutte le regioni europee possono beneficiare dei fondi FESR e FSE. Il FC è destinato alle regioni meno sviluppate.


Grandi progetti infrastrutturali

JASPERS è uno strumento specifico di assistenza tecnica messo a punto congiuntamente dalla Commissione europea, dal gruppo della Banca europea per gli investimenti e da altre istituzioni finanziarie.

Assiste le pubbliche amministrazioni nella preparazione di grandi progetti che potrebbero essere cofinanziati dai fondi dell'UE e aiuta città e regioni ad assorbire i fondi europei attraverso progetti della massima qualità.


Servizi di consulenza sugli strumenti finanziari

fi-compass è uno strumento specifico di assistenza tecnica messo a punto congiuntamente dalla Commissione europea, dal gruppo della Banca europea per gli investimenti e da altre istituzioni finanziarie. Si tratta di una piattaforma di consulenza sugli strumenti finanziari che rientrano nell'ambito dei Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) e sui microfinanziamenti previsti dal programma per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI).


Altre opportunità di finanziamento


  • Gli enti pubblici possono avere accesso a finanziamenti attraverso nuovi programmi quali il dispositivo per la ripresa e la resilienza e il programma per la salute (EU4Health).

  • L'iniziativa a favore dell’occupazione giovanile sostiene i giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione nelle regioni con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%. Per il periodo 2021-2027, l'iniziativa è stata integrata nel Fondo sociale europeo Plus (FSE+), pur mantenendo l'accento sull'occupazione giovanile.

  • Un ente pubblico, se impegnato nel settore agricolo, può beneficiare di un pagamento diretto nell'ambito del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA). I finanziamenti del FEAGA possono anche essere concessi agli enti pubblici che partecipano al programma "Frutta, verdura e latte nelle scuole" e si dedicano alla promozione dei prodotti agricoli dell'UE nell'Unione e nei paesi terzi.

  • A seconda delle priorità dello Stato o della regione in questione, un ente pubblico in una zona rurale può beneficiare di finanziamenti a titolo del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) se contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita nelle zone rurali o al miglioramento dell'ambiente e dell'economia rurali.

  • Orizzonte Europa è aperto anche agli enti pubblici che promuovono l'innovazione e servizi pubblici migliori.

  • Le autorità locali e regionali e alcuni enti amministrativi possono presentare domanda per progetti finanziati dal Meccanismo per collegare l'Europa (CEF).

  • Gli enti pubblici possono rivestire il ruolo di amministrazioni aggiudicatrici per le opportunità di finanziamento nel settore dello sviluppo. A seconda del programma, questi enti possono anche partecipare a inviti a presentare proposte per ottenere una sovvenzione nel quadro dell'azione esterna dell'UE.

  • Le agenzie di aiuto umanitario possono beneficiare di finanziamenti per gli aiuti umanitari nel quadro dei programmi gestiti dalla direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO) della Commissione. Gli enti pubblici possono inoltre ricevere finanziamenti per la protezione civile nel quadro delle componenti dei programmi dedicate alla prevenzione/preparazione e alla risposta.

  • Eurostat pubblica inviti a presentare proposte aperti agli istituti nazionali di statistica e ad altre autorità nazionali responsabili della raccolta, della produzione e della pubblicazione di statistiche ufficiali. Questi enti possono beneficiare di sovvenzioni nell'ambito del programma statistico europeo.

  • Finanziamenti e assistenza tecnica sono disponibili tramite lo strumento di assistenza tecnica e scambio di informazioni (TAIEX) e tramite i programmi Sigma e Twinning.

  • Il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (FEAMPA) offre agli enti pubblici un prezioso sostegno nell'ambito delle attività di raccolta e di controllo dei dati. Il FEAMPA sostiene inoltre l'ideazione, lo sviluppo, il monitoraggio, la valutazione e la gestione dei loro sistemi di ripartizione delle possibilità di pesca.

  • Le amministrazioni doganali e fiscali nazionali possono beneficiare di finanziamenti nell'ambito dei programmi Dogana e Fiscalis.

  • Il programma LIFE per l'azione per il clima offre diverse possibilità di finanziamento per gli enti pubblici.

  • Gli enti pubblici possono anche presentare domanda per progetti nell'ambito del programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori.

  • Gli enti pubblici possono candidarsi per progetti finanziati dall'Agenzia esecutiva europea per la salute e il digitale (HaDEA).

  • Sono disponibili opportunità di finanziamento specifiche per le città



PMI – Le principali opportunità di finanziamento

Migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti e ai mercati

Il programma per il mercato unico, che intende migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti e ai mercati, gestito dal Consiglio europeo per l'innovazione e dall'Agenzia esecutiva per le PMI (EISMEA).


PMI a sostegno delle reti energetiche, digitali e dei trasporti dell'UE

Le PMI possono anche ottenere finanziamenti tramite il "Meccanismo per collegare l’Europa" (MCE), il programma che finanzia progetti vincolati all'energia, ai trasporti e alle TIC. Le sezioni dell'MCE sono gestite dall' Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l'ambiente (CINEA) e dall'Agenzia esecutiva europea per la salute e il digitale (HaDEA).


PMI nel campo della ricerca e dell'innovazione

Il principale programma di finanziamento dell'UE per la ricerca è Horizon Europe, che succede a Horizon 2020. Sostiene progetti di ricerca in numerosi settori, realizzati da organizzazioni o singoli individui fino al 100% della spesa ammissibile.


PMI nelle regioni europee

La politica di coesione dell'UE mira a ridurre le disparità nella distribuzione della ricchezza tra le regioni europee, investendo nelle regioni, nelle città e nell'economia reale per stimolare la crescita e l'occupazione, affrontando la problematica dei cambiamenti climatici e della dipendenza dalle importazioni di energia e riducendo la povertà e l'esclusione sociale.

Il sostegno alle PMI è una priorità chiave della politica di coesione. Ciascun paese dell'UE è responsabile della gestione dei fondi di coesione sul proprio territorio.


Sostegno alle PMI nel settore agricolo

La politica agricola comune (PAC) offre opportunità di finanziamento alle piccole imprese in vari modi:

  • con il programma "Frutta, verdura e latte nelle scuole" e la campagna di promozione dei prodotti agricoli dell'UE

  • mediante pagamenti diretti nell'ambito del Fondo europeo agricolo di garanzia

  • tramite il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.


Altre opportunità di finanziamento per le PMI

  • La Commissione europea eroga sovvenzioni a favore di progetti od organizzazioni che promuovono gli interessi dell'UE. Le PMI e le altre parti interessate possono presentare la propria candidatura rispondendo agli inviti a presentare proposte nell'ambito dei programmi di finanziamento dell'UE. La Commissione ricorre anche agli appalti pubblici per acquistare beni e servizi. I fornitori vengono selezionati attraverso bandi di gara.

  • Un’ampia gamma di programmi UE offre sostegno agli imprenditori e alle aziende attraverso istituti finanziari locali. Il portale "Accesso ai finanziamenti" aiuta a trovare fondi dell'UE per progetti, ad esempio garanzie, prestiti, finanziamenti azionari e molto altro.

  • Lo strumento di microfinanza del programma europeo per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI) sostiene il settore delle PMI erogando prestiti fino a 25.000 euro alle persone che desiderano creare o sviluppare una piccola impresa.

  • Il Fondo sociale europeo Plus (FSE+) offre sostegno alle PMI per aiutarle a migliorare la loro competitività, ad esempio attraverso la formazione.

  • Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) offre livelli di sostegno più alti alle PMI considerato che la stragrande maggioranza delle aziende operanti nel settore della pesca e dell’acquacoltura è costituita da questo tipo di imprese.

  • Il programma LIFE per l'azione per il clima, gestito dall'agenzia CINEA, aiuta le imprese a immettere sul mercato i loro prodotti, tecnologie, servizi e processi verdi finanziando i cosiddetti progetti vicini al mercato.

  • Opportunità di finanziamento nel settore dello sviluppo



PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR)

Il PNNR è il documento che l’Italia ha predisposto per illustrare alla Commissione europea come il nostro paese intende investire i fondi che arriveranno nell’ambito del programma Next generation Eu.

Il piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dalla Commissione europea e si articola su tre assi principali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Il Pnrr raggruppa i progetti di investimento in 16 componenti, a loro volta raggruppate in 6 missioni:


  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;

  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;

  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile;

  4. Istruzione e ricerca;

  5. Coesione e inclusione;

  6. Salute.


Secondo una relazione pubblicata dal centro studi del parlamento, il governo valuta l’impatto del Pnrr sull’economia del nostro paese con una crescita dello 0,8%, portando il tasso di crescita potenziale nell’anno finale del piano all’1,4%.

Parallelamente ai progetti di investimento, il Pnrr delinea anche le riforme che il governo intende adottare per modernizzare il paese. Riforme che costituivano una conditio sine qua non per ottenere i finanziamenti.

Il piano distingue 4 diverse tipologie di riforme:


  • orizzontali o di contesto: misure d’interesse generale;

  • abilitanti: interventi funzionali a garantire l’attuazione del piano;

  • settoriali: riferite a singole missioni o comunque ad ambiti specifici;

  • concorrenti: non strettamente collegate con l’attuazione del piano ma comunque necessarie per la modernizzazione del paese (come la riforma del sistema fiscale o quella degli ammortizzatori sociali).

La gestione e l’attuazione del Pnrr infine sono state definite con uno specifico decreto legge.

Ogni soggetto coinvolto nel piano (inclusi i ministeri e le altre amministrazioni sia centrali che locali) sarà chiamato ad attuare gli interventi e le riforme di propria competenza.

Al ministero dell’economia e delle finanze sarà istituita una struttura di coordinamento per il monitoraggio e il controllo dell’attuazione oltre al contatto con la commissione europea.

A Palazzo Chigi sarà invece creata una cabina di regia che avrà il compito di monitorare l’avanzamento del piano, proporre l’eventuale attivazione dei poteri sostitutivi e le modifiche normative necessarie per l’attuazione del piano.


La funzione del fondo complementare


Si aggiungono i 30 miliardi del Fondo complementare che assegna alla missione per il digitale ulteriori 6,13 miliardi di cui 1 per la diffusione del 5G e 400 milioni per le connessioni veloci nelle strade extraurbane. Alla missione Rivoluzione verde il fondo nazionale assegna 11,65 miliardi tra i quali spiccano gli 8,25 per l’ecobonus e il sismabonus al 110% a compensare il calo della quota europea rispetto alla versione originaria del governo Conte bis. Alle infrastrutture per una mobilità sostenibile vanno 6,12 miliardi. All’Inclusione e coesione 3,25 e alla Salute 2,89.


L’ANALISI. Servono riforme strutturali e capacità di esecuzione per rendere efficace il PNNR

È ormai noto come il PNNR sia un’opportunità che l’Italia non può perdere, se non si vuole incorrere nel rischio di vedersi definitivamente marginalizzati negli scenari internazionali.

Il nostro paese è cresciuto, ma non è bastato. Siamo rimasti più piccoli e la convergenza fra i dati di valore aggiunto e produzione ci racconta di un processo produttivo più simile a un processo inerziale, la cui vitalità è stata primariamente dettata dal sostenimento di costi insopprimibili. In questo spaccato, ricordiamo come l’occupazione sia rimasta pressoché invariata dal 2002 e gli investimenti fissi siano caduti del 7,98%. Un miracolo che la spesa in R&S sia cresciuta del 32% e i salari del 19,75%. Ma nel mentre, i paesi di confronto (Germania, Francia e Spagna) aumentavano l’occupazione del 5,24%, gli investimenti del 20,33%, la spesa in R&S del 56,69% e i salari del 32,40%. (Dati Istat)

Se le misure del PNRR sono sensate, quello che manca è l’approccio sistemico. L’Istat, nel Dossier del 2 settembre 2020 “Elementi conoscitivi a supporto di politiche rivolte a settori e imprese” (p. 3), osserva che “l’efficacia con cui uno stimolo rivolto ad un determinato settore attiva un’espansione del sistema economico dipende infatti, oltre che dalla rilevanza e capacità di reazione del settore stesso, anche dalla possibilità di trasmettere tale stimolo al resto del sistema produttivo”. Questa riflessione porta in campo esplicitamente un tema che non è stato approfondito, ovvero la frammentazione caratteristica del tessuto economico nazionale.

In questa frammentazione è insito il rischio di una maggiore “lentezza nella diffusione degli stimoli settoriali all’interno del sistema produttivo, sia in termini di scambi economici di beni intermedi e di investimento, sia, in termini più generali, di trasmissione di tecnologia, innovazione e competitività”.


NELLO SPECIFICO

Servono riforme strutturali

È evidente – dice il Ministro – che l’Italia abbia sofferto in maniera più decisa, rispetto ai partner europei, l’impatto di una serie di cause concomitanti che hanno determinato una stagnazione che si trascina ormai da troppo tempo e che si evidenzia principalmente nell’insoddisfacente livello della produttività e nell’incapacità di recuperare interamente la caduta del PIL derivante dalla crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008-2009″.

I problemi del Paese sono strutturali. “In primis – spiega – c’è il peso eccessivo di una legislazione debordante e un tessuto normativo intricatissimo che soffoca l’iniziativa economica. Poi c’è la giungla degli incentivi che lo Stato offre e che spesso risultano incomprensibili e di difficile attuazione”.

Un altro limite è “la lentezza con cui si muove l’UE, in affanno nella strategia di uscita dalla pandemia rispetto a USA e Regno Unito”.

C’è poi la questione degli aiuti di stato. “Verifichiamo quotidianamente le difficoltà derivanti da una disciplina troppo minuziosa in materia di aiuti di Stato a danno delle possibilità di porre in essere interventi, anche a carattere temporaneo, per sostenere imprese in difficoltà che tuttavia possono ancora riprendersi avvalendosi di un prestito ovvero di garanzie pubbliche”. L’Italia dovrà quindi “partecipare attivamente alla discussione, avviata in ambito europeo, per la revisione della normativa in materia di aiuti di Stato per rimuovere una serie di vincoli e limitazioni che potevano giustificarsi nella fase di costruzione del mercato interno, ma che risultano oggi decisamente anacronistici se non autolesionistici quando si tratta di fronteggiare la concorrenza delle economie emergenti”.

Sempre a tal riguardo, Giorgetti ha annunciato che, “Cassa Depositi e Prestiti ha predisposto un documento che ha cercato di sistematizzare in un quadro a matrice gli strumenti disponibili e che sarà depositato nella giornata di oggi”.


Il nodo degli incentivi

“In Italia – dice Giorgetti – le politiche pubbliche hanno oscillato, spesso in maniera contraddittoria e incoerente, tra la dispersione di interventi di sostegno a pioggia, frammentando e polverizzando la politica degli incentivi, e scelte dettate da una insufficiente istruttoria fondata sull’analisi delle condizioni e delle compatibilità più generali, ivi comprese quelle ambientali e logistiche”.

Non si salva nemmeno Industria 4.0 i cui incentivi “a differenza di quanto avvenuto altrove, a partire dalla Germania, sono stati di fatto rimesse alle scelte discrezionali delle singole imprese, spesso prive anche del supporto necessario costituito da una assistenza adeguata e da una adeguata informazione sui vari strumenti e sulle finalità da perseguire”.

Per questo Giorgetti ritiene che occorra “collocare la scelta degli strumenti di intervento in una cornice che valuti, sulla base dell’esperienza pratica, l’utilità di ciascuno di essi, i potenziali progressi conseguibili con alcuni correttivi e il rilievo che possono assumere con riferimento alle priorità che si intendono conseguire”.

Per questo motivo lui stesso ha “avviato presso il Ministero dello sviluppo economico un lavoro approfondito per riportare all’interno di una banca dati e consolidare tutti gli elementi di conoscenza con riferimento alle differenti forme di intervento a sostegno delle imprese. In questo modo potremo verificare se la stessa impresa si è avvalsa di più incentivi e l’uso che ne ha fatto monitorando i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi previsti”.


Un fondo per traghettare le imprese fuori dalla crisi

Vista la stringente necessità attuale di disporre di una strumentazione efficace per la gestione delle crisi che si vanno moltiplicando anche per effetto della pandemia, il ministero ha avviato le procedure di reclutamento per l’attivazione di una specifica struttura che si avvarrà di competenze professionali di spiccata qualità per supportare le decisioni ministeriali nei tavoli di crisi.

Ha inoltre disposto lo stanziamento in un fondo che potrà essere attivato per traghettare imprese in temporanea difficoltà verso condizioni migliori, quando vi siano obiettive prospettive di ripresa.

“Purtroppo, la situazione tragica che stiamo vivendo non aiuta in questo senso. È comunque evidente che soltanto un approccio meno frammentario e una risposta più strutturale che si avvalga di competenze e strumenti di intervento specifici, potrà consentire di affrontare le situazioni di crisi in maniera meno improvvisata e casuale di quanto avvenuto nel passato”, spiega Giorgetti.


Digitalizzazione e transizione ecologica

Il ministro ha sottolineato l’importanza di uno sforzo per coordinare e consolidare un tessuto produttivo molto articolato, al fine di consentire all’industria nazionale, in particolare a quella che si confronta nei mercati globali, di raggiungere le dimensioni di scala più adeguate.

“Abbiamo apportato alla bozza iniziale del Piano nazionale alcune modifiche e integrazioni, per la parte di competenza del MiSE, in una logica che cerca di coniugare gli obiettivi indicati a livello europeo, della promozione della digitalizzazione e della transizione ecologica, con la realtà del tessuto produttivo nazionale in modo da collocare una parte più consistente di imprese alla frontiera tecnologica”.


Aggiornamento tecnologico del manifatturiero

Infine, un’ulteriore linea di intervento è volta a utilizzare tutte le opportunità offerte in ambito europeo per accedere a risorse e progetti, anche in partnership con altri Paesi membri, diretti a rafforzare e sostenere la manifattura italiana, ai fini dell’aggiornamento tecnologico.

“Occorre lavorare per migliorare le politiche e gli strumenti relativi alla ricerca con particolare riguardo al trasferimento tecnologico e all’integrazione del mondo dell’università e della ricerca con il sistema produttivo”.

“Analoghe considerazioni valgono anche per altre iniziative assunte e annunciate dall’Unione europea (strategia dello spazio; cloud; l’IPCEI; politiche per la sicurezza e la difesa) per le quali è indispensabile che l’Italia operi in modo tale da cogliere tutte le opportunità che si offrono per sostenere il processo di avanzamento tecnologico delle proprie filiere”.


LE RIFORME

A tal proposito, parallelamente ai progetti di investimento, il Pnrr delinea anche le riforme che il governo intende adottare per modernizzare il paese. Riforme che costituivano una conditio sine qua non per ottenere i finanziamenti.

Il piano distingue 4 diverse tipologie di riforme:

  • orizzontali o di contesto: misure d’interesse generale;

  • abilitanti: interventi funzionali a garantire l’attuazione del piano;

  • settoriali: riferite a singole missioni o comunque ad ambiti specifici;

  • concorrenti: non strettamente collegate con l’attuazione del piano ma comunque necessarie per la modernizzazione del paese (come la riforma del sistema fiscale o quella degli ammortizzatori sociali).

La gestione e l’attuazione del Pnrr infine sono state definite con uno specifico decreto legge. Ogni soggetto coinvolto nel piano (inclusi i ministeri e le altre amministrazioni sia centrali che locali) sarà chiamato ad attuare gli interventi e le riforme di propria competenza. Al ministero dell’economia e delle finanze sarà istituita una struttura di coordinamento per il monitoraggio e il controllo dell’attuazione oltre al contatto con la commissione europea.

A Palazzo Chigi sarà invece creata una cabina di regia che avrà il compito di monitorare l’avanzamento del piano, proporre l’eventuale attivazione dei poteri sostitutivi e le modifiche normative necessarie per l’attuazione del piano.


TRASPARENZA E TEMPI

Con numeri così rilevanti il rischio di storture è molto alto. Per questo motivo sarà fondamentale un monitoraggio attento e dettagliato sullo stato di avanzamento dei progetti e sui soggetti che beneficeranno di questa enorme mole di risorse. Un altro aspetto non secondario sarà certamente quello di verificare il rispetto dei tempi per quanto riguarda l’approvazione delle riforme previste dal piano. Riforme che costituivano una condizione indispensabile per ricevere i finanziamenti.

Possiamo in sintesi dire come il PNNR purtroppo da solo non basterà per ridare slancio all’economia del nostro paese se non accompagnato da riforme strutturali (che da anni ci chiede anche l’Europa). Servono trasparenza, tempi certi e non per ultima la capacitò di esecuzione sia alla fonte (cabina di regia del Governo) che a livello territoriale. I tempi così stretti di esecuzione ed i regolamenti di attuazione non evidenziano grossi margini di implementazione del PNNR. Tuttavia, non bisogna escludere un fattore causa – effetto qualora vengano posti in essere i procedimenti richiesti per le riforme strutturali. Ricordiamo inoltre che tale piano è da considerarsi “straordinario” e che parallelamente ad esso l’Europa (anche con i nostri soldi) ha avviato il nuovo QF 2021 – 2027 che prevede finanziamenti sia a livello di attività che di infrastrutture. L’Italia anche qui si trova tra i primi Paesi a beneficiarne in termini di budget e per tale motivo sarebbe opportuno pianificare gli interventi necessari al nostro Paese affinché i nostri soldi possano essere investiti sul nostro territorio grazie all’approvazione dei progetti da parte della Commissione europea.


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