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Maggioranza Ursula agli sgoccioli, siamo ai titoli di coda, in tutti i sensi




La cosiddetta “maggioranza Ursula”ovvero l’alleanza delle forze politiche che a suo tempo dettero il loro voto per eleggere il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è agli sgoccioli. E’ infatti innegabile il valore politico del recente voto sul Green Deal, che rappresentava un importante banco di prova, in cui quella maggioranza non è riuscita a passare, pertanto la Commissione ambiente presenterà la proposta di respingere la norma presentata dalla Commissione Europea.

Questa legislatura ci ha visto assistere all’emanazione di eurofollie come il “Green Deal” e il “Fit for 55” che, nella loro cieca rincorsa alla lotta al cambiamento climatico, hanno solo generato una schizofrenia amministrativo - burocratica di non poco conto all’interno di tutti gli

Stati membri. Gli obiettivi stabiliti dalla Commissione Europea sono talmente ambiziosi da non essere sostenibili a livello sociale. Tra tutti i provvedimenti, quello sul “Ripristino della natura” è quello i cui contenuti, più di tutti, contorti e dibattuti a lungo, rischiano di impattare negativamente sulle categorie produttive, in special modo per il settore della pesca e dell’agricoltura.

Lo scopo perseguito dal provvedimento è quello di ripristinare la biodiversità almeno nel 20% delle aree marine e terrestri dell’Unione, in una sorta di decrescita felice, in cui la produzione viene sacrificata per restaurare lo spazio tolto alla natura. E benché lo scopo perseguito sia certamente nobile, come nella solita retorica della Commissione, manca lo sviluppo di un piano pratico, non utopistico, sostenibile sul piano economico, che permetta di perseguire questi obiettivi senza danneggiare le esigenze delle categorie colpite da queste misure: pescatori e agricoltori.

Finalmente, meglio tardi che mai, i popolari sono usciti dalla bolla ideologica e hanno iniziato a svicolarsi dall’abbraccio mortale di Verdi e Socialisti: gli ultras delle politiche verdi che stanno devastando l’Europa. Il provvedimento è stato votato in via eccezionale in Commissione ambiente, a Strasburgo, sacrificando il diritto e la necessità di ogni eurodeputato a documentarsi, informarsi, prepararsi per contribuire al processo decisionale.

Il PPE aveva presentato una mozione per bocciare nella sua interezza il contenuto, ma poiché si è raggiunta la parità dei voti (44 favorevoli, 44 contrari), la mozione non è passata. Ciò naturalmente ha provocato una evidente spaccatura tra gruppi politici, con una maggioranza in evidente difficoltà nel gestire la crisi. Non è la prima volta che la maggioranza si mostra divisa al proprio interno e proprio per questo, a seguito di quello che abbiamo visto nel corso della legislatura, la domanda che resta da farsi è la seguente: questa “ribellione” ai dettami della Commissione rappresenta un tentativo goffo dei popolari di riposizionarsi nella politica europea o solo una manovra elettorale vuota che cerca di ottenere qualche voto in più soprattutto in vista delle prossime elezioni tedesche?

L’agenda ideologizzata con le follie green del commissario Timmermans sta andando a schiantarsi all'interno della sua stessa maggioranza, per fortuna manca solo un anno alle elezioni europee che auspichiamo vedranno eletta un'altra maggioranza dove si possa ritornare a percorrere vie meno radicali, mettendo fuori gioco le follie dei verdi e socialisti.

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