La politica di coesione rappresenta la principale politica adottata dall’Unione Europea per garantire una crescita economica, sociale e territoriale sotto l’egida dell’equità e della coesione, in modo da colmare i divario di sviluppo esistenti, tra zone territoriali differenti.
Al fine di perseguire questo obiettivo, l’Unione Europea ha stanziato fondi per un budget complessivo di 373 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 e ogni tre anni, conformemente con i Trattati, la Commissione pubblica una relazione che fornisce una panoramica circa i progressi che sono stati effettuati in tal senso.
Sulla base dell’8 Rapporto sulla Coesione, pubblicato dalla Commissione il 9 febbraio 2022, viene posta molta enfasi sui concetti di “transizione verde” e “transizione digitale”, per il ruolo strategico che potrebbero avere nel colmare le disparità territoriali, ma solo a condizione che siano sostenute da un’appropriata azione politica, se non si vuole correre il rischio di incrementare il divario.
I motori del cambiamento:
Recenti studi condotti dalla Commissione hanno mostrato che gli investimenti in infrastrutture, competenze, innovazioni e governance hanno fatto da volano per la convergenza tra territori, portando risultati migliori ove associati a un mix di investimenti regionali mirati e azioni politiche di supporto.
Nel periodo 2014-2020 quasi la metà degli investimenti effettuati dalla politica di coesione ha riguardato le infrastrutture. Il che ha contribuito a ridurre il divario per ciò che riguarda le regioni dell’Est, colmandolo addirittura per ciò che riguarda le regioni del Sud dell’UE. Ciononostante, altri investimenti sono richiesti e le aree individuate per la crescita sono le seguenti:
· Connessione internet: la banda larga è diffusa su tutto il territorio europeo quasi in modo equo, ma l’alta velocità è stata raggiunta soltanto nelle aree metropolitane e nelle aree urbane, mentre le aree rurali e montane sembrano ancora lontane dalla parità. Trasporto e servizi informatici necessitano di politiche che creino un ambiente favorevole affinchè le aziende possano crescere e creare nuove opportunità di lavoro.
· Competenze: la popolazione che vive in regioni più sviluppate e in genere nelle aree metropolitane, è più probabile che abbia conseguito una laurea, che abbia partecipato a corsi di formazione e abbia maturato delle competenze digitali, a dispetto delle aree rurali e montane in cui il livello di istruzione è molto basso, influendo così sul ciclo di produttività e sulle possibilità di crescita territoriali. Diventa necessario invertire questo trend, investendo di più sulla formazione dei gruppi svantaggiati e prevedendo un percorso di integrazione nel ciclo produttivo.
· Imprenditoria: le imprese tendono a concentrarsi nelle aree urbane. Tuttavia, la loro presenza presso le aree meno sviluppate potrebbe creare le condizioni per promuovere l’inclusività e una transizione verso altre competenze professionali, senza per questo, trascurare le caratteristiche del territorio.
· Innovazione: molte regioni non hanno colmato il divario con le regioni più sviluppate a causa di uno scarso investimento in R&S (che riflette la scarsa predisposizione all’innovazione del territorio) e scarse interazioni con le dimensioni internazionali. Nonostante sussistano fondi diretti internazionali e le esportazioni abbiano successo, molte regioni non sono in grado di cogliere le opportunità offerte dal mercato per trasferire i benefici ottenuti ad aziende locali e lavoratori. L’incapacità di cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione, inoltre, mostra che le aziende non sono preparate ad affrontare il cambiamento.
· Governance: ove la politica di coesione abbia sostenuto le amministrazioni locali nell’implementazione di strategie di sviluppo regionali, i risultati sono stati efficaci.
Pertanto, migliorare il quadro istituzionale può contribuire a rendere gli investimenti molto più efficaci e ottenere alti livelli di innovazione e gestione delle imprese (elementi critici nella crescita a lungo periodo). Soprattutto le politiche territoriali sono necessarie ove esista una disparità economica importante all’interno di uno stesso Stato.
Ciò che la politica di coesione si è prefissata di fare nei prossimi anni, allo scopo di affrontare gli aspetti critici esaminati finora, si basa sull’adozione di misure di transizione etica che prevedono un maggiore investimento in competenze, grazie alla collaborazione con i partners sociali e le comunità.
Inoltre, l’evoluzione digitale, potrebbe aiutare molte regioni a rispondere meglio agli shock e agli imprevisti del mercato: le regioni con una certa concentrazione di aziende manifatturiere, hanno mostrato una forte vulnerabilità di fronte alla pandemia. Una soluzione digitale consentirebbe di diversificare l’economia e rispondere meglio agli shock, se combinata a una politica territoriale solida.
Naturalmente anche le aziende devono giocare la loro parte, investendo molto di più in innovazione, tecnologie avanzate e nella formazione dei lavoratori, specialmente coloro i quali non abbiano un adeguato livello di istruzione.
Gli strumenti territoriali forniscono la cornice all’interno della quale questi cambiamenti devono avvenire, e devono essere in grado di coinvolgere tutte le comunità affinchè partecipino al cambiamento tramite azioni di democrazia attiva.
Gli obbiettivi perseguiti dall’UE per la programmazione 2021-2027 richiedono un impegno significativo per il conseguimento di risultati concreti e quantificabili.
La transizione verde (con il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni) e la transizione digitale richiedono un investimento in infrastrutture e servizi che non può essere sostenuto dalle piccole imprese e dai cittadini delle regioni meno sviluppate. Infatti, queste comunità stanno già affrontando l’aumento del prezzo dell’energia e oggi più che mai, vedrebbero aumentare ulteriormente il divario con delle regioni più sviluppate e in linea con i criteri.
E’ fondamentale rafforzare la governence multilivello, attraverso un maggior coinvolgimento delle autorità regionali e locali, al fine di garantire il rispetto del principio di sussidiarietà e l’adozione di misure mirate ed efficaci.
Per concludere, nulla è stato detto sull’impatto economico che il Covid-19 ha avuto sulle attività legate al turismo e ai servizi di prossimità. Diventa invece urgente aumentare le possibilità di finanziamento a sostegno del settore turistico, tramite l’adozione di una linea di bilancio dedicata, con un’attenzione particolare ai territori più penalizzati, quali le aree montane ed insulari.
In conclusione, la relazione redatta dalla Commissione offre interessanti spunti di riflessione circa la linea di sviluppo che si vuole seguire, ma mostra ancora importanti lacune sul piano fattuale, non tenendo in considerazione le esperienze pregresse.
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