"Il Lupo: Rischi ed Opportunità nella coabitazione dei grandi carnivori", se ne è parlato nei giorni scorsi in un evento che ho voluto organizzare presso il Parlamento Europeo di Bruxelles
Lo scopo è stato quello di affrontare le tematiche legate al crescente numero di lupi nelle aree montane e rurali europee con relatori l’europarlamentare Franc Bogovic (PPE), Herbert Dorfmann (PPE) e il faunista Enrico Merli.
La presenza del lupo si sta facendo sempre più intensa in diverse regioni europee, dal Verbano - Cusio - Ossola alla Galizia alla Polonia, pertanto è indispensabile che l'Unione Europea sviluppi urgentemente un approccio coordinato per supportare quegli Stati, come l’Italia, che più di altri sono colpiti dal fenomeno.
I lupi censiti in questo momento in Europa sono almeno 21.500, a testimonianza del successo della Direttiva Habitat che trent’anni fa nasceva per proteggerli e in cui sono stati inseriti come specie a rischio. Oggi, dopo trent’anni dall’adozione di questa misura, sono subentrati altri tipi di problemi, come la convivenza con le popolazioni locali, soprattutto per chi svolga attività di allevamento e di pastorizia nelle regioni montane alpine e nelle aree rurali del continente.
Di questo, e di quali possano essere le prospettive, si è discusso oggi con i colleghi del Partito Popolare, il faunista Enrico Merli ci ha fornito dati scientifici su cui lavorare per approfondire la tematica, sicuramente un punto fondamentale emerso, che anche il professor Merli ha tenuto a ribadire, è quello per cui compito degli scienziati sia l’analisi dei dati, ma poi compito e onere della politica e delle amministrazioni trovare le soluzioni. Troppo spesso abbiamo invece sovrapposizioni di competenze, che non contribuiscono a dare risposte concrete ai cittadini. E’ indispensabile e prioritario trovare un punto di equilibrio per la gestione del territorio, della biodiversità e per la stessa salvaguardia della razza; non dimentichiamo che la presenza incontrollata del lupo può dar vita al fenomeno dell’ibridazione, che mette a rischio il patrimonio genetico di quel “canis lupus” che è tornato a frequentare le nostre montagne e che potrebbe disperdersi. Quindi, per la stessa salvaguardia del lupo, è importante avere un piano di gestione. Soprattutto serve che la Commissione comprenda che non bisogna intervenire solo a livello europeo ma anche e soprattutto a livello locale, a partire da Bruxelles passando dagli Stati Membri e dai governi locali, serve la possibilità di intervenire tempestivamente, in maniera chirurgica.
La risposta al problema non è la caccia indiscriminata al lupo, ma affrontare il tema in modo empirico e pragmatico, senza ideologia; penso agli amici elvetici che stanno mettendo in campo un piano di gestione del lupo fatto con numeri e concretezza. Questa è la strada da seguire in Europa e in Italia.
L’incontro ha consentito uno scambio di opinioni anche a seguito delle tante segnalazioni giunte in merito a questo argomento. E’ giusto dare voce a chi vive il disagio che questa situazione sta creando ed aprire il dibattito circa le diverse soluzioni e misure adottate da alcuni Stati Membri, esplorando le possibili azioni da intraprendere per una gestione efficace del lupo e del contesto in cui è inserito.
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