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Gli Stati Generali della montagna... partoriranno un topolino?

Tutto bello, verrebbe quasi voglia di stappare lo champagne. Ma prima di ubriacarci di entusiasmo bisogna fare un paio di dovute precisazioni.  La prima: in Europa la montagna non esiste, o meglio, esiste ma non la troviamo nelle politiche di coesione che dovrebbero fare da cornice al tanto sbandierato Recovery fund; esistono le aree rurali, esistono le aree remote, ma non esistono le aree montane (nemmeno le aree interne...). Esistono dei palliativi, vedasi Eusalp, che è un ottimo contenitore per le politiche di sviluppo della macro-regione alpina, ma la Commissione Europea si guarda bene dal metterci dei quattrini per dargli sostanza. Difficile dunque pensare che la UE possa accettare una proposta rivolta a qualcosa di cui lei stessa ignora, e che non intende nemmeno prendere in considerazione, così come anche poco velatamente ribadito dalla stessa Elisa Ferreira, commissario UE alla Coesione e allo sviluppo regionale, rispondendo ad una mia missiva specifica sull’argomento. Ma su questo punto continueremo a batterci perché il concetto passi.

La seconda considerazione è che sul Recovery Fund tutti vorranno mettere le mani,  e quando tra un mese gli effetti della crisi si vedranno in tutta la sua drammaticità, il grado di priorità vedrà ancora una volta la montagna passare in secondo piano. Per questo servono politiche anti-cicliche e di lungo periodo che non vadano ad elemosinare qualche spicciolo, partendo dalle risorse che già ci sono come le grandi derivazioni, che inspiegabilmente qualcuno continuare ad osteggiarne le politiche che offrirebbero ricadute immediate per i territori. Per questo, al netto della retorica e di alcuni passaggi condivisibili, temo che gli Stati Generali della montagna rischino di “partorire un topolino”. Serve coraggio, e se la montagna tornerà veramente centrale noi saremo pronti a fare la nostra parte e a dare il nostro contributo. 

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