La Commissione Europea ha appena pubblicato il Critical Raw Material Act, cioè la proposta di regolamento che introduce il concetto di materie prime strategiche e aggiorna l’elenco delle materie prime critiche, cioè quelle materie prime che vengono ritenute indispensabili per la sostenibilità della nostra impresa, della nostra industria, a livello europeo.
Un documento che arriva tardi e che certifica il fallimento delle politiche della Commissione europea, perché con “solo” cinque anni di ritardo si accorgono che per fare la transizione ecologica servono materie prime che in Europa non ci sono e che ci mettono in una condizione di sudditanza, di dipendenza, soprattutto nei confronti della Cina, molto peggiore di quella che abbiamo avuto con la Russia per l’approvvigionamento del gas.
Come al solito l'Europa arriva in ritardo, ponendo degli obiettivi che saranno irrealizzabili, irraggiungibili e soprattutto senza tenere conto che per l’approvvigionamento di questi materiali bisognerà aprire nuove miniere, altre attività estrattive, che, lo dico molto realisticamente, saranno tutto fuorché sostenibili.
Vero anche che verranno realizzate dall'altra parte del mondo, come se l’ambiente degli altri non fosse il nostro e il fattore imprescindibile fosse unicamente la sostenibilità dell'Europa, che peraltro allo stato attuale incide solo per il 9% delle emissioni mondiali, per diventare ancora più sostenibile, al prezzo della deindustrializzazione del nostro continente.
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